Sembra che sia stato Svetonio, nel suo De Vita Caesarum, a riportare la frase "Vulpem pilum mutat, non mores". Sarebbe stato un bovaro ad indirizzarla all'Imperatore Vespasiano, gretto e avaro, sempre pronto a caricare di nuovi tributi il popolo.
Il modo di dire pur modificandosi nel tempo è arrivato fino ai giorni nostri; l'uomo può cambiare i propri atteggiamenti ma difficilmente cambierà gli obiettivi che si è preposto di raggiungere.
Forse il significato non è proprio sovrapponibile, ma mi piace ricordare un detto partenopeo che ho sentito pochi giorni fa e che secondo me, con leggerezza e con grande ironia, fotografa perfettamente alcune sfumature dell'animo umano
"E voglia ‘e metter rum, chi nasce strunz nun po’ addiventà babbà"
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