venerdì 20 giugno 2014

C'hai proprio la coda di paglia!

Chissà quante volte ci è capitato di sentir pronunciare o addirittura di indirizzare a qualcuno la frase: "ma che c'hai la coda di paglia?". Il significato è chiarissimo e non da adito ad alcun dubbio. Solitamente, infatti, la si rivolge a chi sa di aver combinato qualcosa e che mostra di non esser tranquillo o particolarmente sospettoso.

Ma perchè si dice proprio così? Ve lo siete chiesto?

Io ho trovato un'interessante approfondimento di Raffaella Setti dell'Accademia della Crusca (vai all'articolo) in cui viene citata una ricostruzione proposta da Ottavio Lurati (Dizionario dei modi di dire, Milano, Garzanti, 2001)  che associa il detto  "alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia con la quale dovevano sfilare per la città a rischio che qualcuno gliela incendiasse come gesto di ulteriore scherno". La coda, prosegue l'articolo, rappresenta il simbolo del degrado, dallo status di persona a quello di animale.

L'articolo ci illumina così anche sulle altre varianti del modo di dire ... "che hai paura che ti prende fuoco?"

Certo questo non è l'unico modo di additare un colpevole, tanti altri ce ne sono, come ad esempio quello macabro e più recente degli scheletri nell'armadio o l'altro equilibrista del buttarsi in avanti per non cadere all'indietro.

Per finire, restando in tema, perchè non rammentare il più alto excusatio non petita, accusatio manifesta, ovvero chi si scusa, si accusa. Affannarsi a giustificare il proprio operato senza che sia richiesto, perchè potrebbe essere considerato un indizio del fatto che si abbia qualcosa da nascondere. Già San Girolamo, nelle sue lettere (Epist. 4) avvertiva: 
dum excusare credis, accusas

mercoledì 23 aprile 2014

Le Vaccinazioni


Il VACCINO è un preparato che introdotto nell'organismo lo stimola a produrre degli anticorpi, rendendolo così immune da una specifica malattia infettiva.
Se oggi utilizziamo questo termine lo dobbiamo a Louis Pasteur (Dôle 1822 - Villeneuve l'Étang, Seine-et-Oise, 1895). Fu proprio il chimico e biologo francese, durante un congresso internazionale, a proporre tale denominazione “al merito e agli immensi servizi resi da uno dei più grandi uomini dell'Inghilterra”. Si stava riferendo ad Edward Jenner (Berkeley, 1749-1823), il medico di campagna, che per primo identificò il modo per contrastare una delle più importanti cause di morte del tempo: il vaiolo.
L. Pasteur by Albert Edelfelt
Alla fine del 1700, infatti, nella sola Londra morivano a causa della malattia circa 3000 persone l'anno. All’epoca veniva utilizzata la cosiddetta tecnica della variolizzazione, che consisteva nell’inoculare il siero prelevato dalle pustole nei soggetti sani al fine di stimolare in loro l’insorgenza della malattia in forma leggera (variola minor). La pratica non era immune da rischi, in quanto i soggetti trattati potevano contrarre la malattia in forma grave.
 
Una tradizione popolare tra i mungitori suggeriva che l'infezione da parte della forma bovina di vaiolo (cow-pox) potesse proteggere dalla forma umana (smallpox). Jenner comprese che se la tradizione popolare fosse risultata vera, ciò avrebbe portato notevoli vantaggi nella pratica della variolizzazione. I suoi esperimenti diedero vita alle prime vaccinazioni secondo criteri scientifici riconosciuti. Nella sua inchiesta sulle “Causes and Effects of the Variolæ Vaccinæ”, contenente 23 casi, si dimostrava come l'inoculazione del vaiolo bovino aveva significato un'immunizzazione contro la forma umana, che tuttalpiù si poteva presentare in forma lieve e senza conseguenze. La pubblicazione diede il via alla pratica della “vaccinazione” di cow-pox e in soli dieci anni i casi di vaiolo si ridussero da 18596 a soli 182.
Quasi un secolo più tardi Pasteur capì che quanto fatto da Jenner altro non era se non l’applicazione particolare di una legge generale di natura e cioè che era possibile vaccinare contro molti tipi di malattie usando microrganismi della stessa specie, ma di virulenza attenuata. Sono nati così i vaccini inattivi, testati dallo studioso per il carbonchio, e quelli attenuati, prodotti per la prima volta, dallo stesso autore nel 1885 contro il virus della rabbia. Questi vaccini, considerati oggi come convenzionali, hanno avuto un grande successo nel controllo e nella lotta contro un gran numero di malattie animali ed umane.
Il meccanismo immunitario della vaccinazione è stato finalmente spiegato nel 1957 da Frank Burnet (Traralgon 1899 – Melbourne 1985).
Una delle figure più importanti nella storia modera dei vaccini è stata sicuramente quella di Albert Sabin (Bialystok 1906 – Washington D.C. 1993), ricercatore famoso per le scoperte sul virus della Poliomielite. Alla fine degli anni ‘40 sviluppò una tecnica per attenuare il virus in modo tale da ottenere un vaccino somministrabile per via orale. Il prodotto così ottenuto divenne la prima arma in tutto il mondo per la lotta alla poliomielite.
Le vaccinazioni in Italia furono introdotte verso la fine del 1800 sulla spinta delle esperienze condotte in Europa con il vaccino contro il vaiolo e delle ricerche sui batteri di Pasteur e Koch. La prima ad essere introdotta fu, appunto, quella antivaiolosa, resa obbligatoria dalla legge Crispi-Pagliani nel 1888. Da allora le malattie per le quali sono state condotte vaccinazioni di massa sono pressoché sparite – Difterite, Poliomielite – o ridotte ad un’incidenza molto bassa – Tetano, Epatite B.
I vaccini hanno cambiato la storia della medicina e si sono affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e morbosità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive.
 
 
 
 
Come ogni altro farmaco anche i vaccini possono presentare qualche rischio ed è naturale sospettare di un vaccino, quando un problema di salute si verifica a seguito della vaccinazione, ma in realtà una associazione causale può o non può esistere.
In alcuni Paesi i movimenti anti-vaccinazione sono riusciti ad influenzare le politiche vaccinali. La loro opera è apparentemente avvalorata dal fatto che alcune malattie, proprio grazie alle vaccinazioni, sono molto diminuite come frequenza, per cui si manifesta una ridotta percezione del rischio e un’enfatizzazione dei rischi legati alla vaccinazione. Spesso poi le accuse vengono rivolte verso la somministrazione contemporanea di più vaccini.
Ma gli esseri umani sono esposti a molti antigeni estranei ogni giorno. Mangiare cibo, ad esempio, introduce nuovi batteri nel corpo, e numerosi batteri vivono sia nella bocca che nel naso, esponendo il sistema immunitario a molti più antigeni di quanto non facciano le vaccinazioni. In effetti, i dati scientifici disponibili mostrano che la vaccinazione simultanea con vaccini multipli non ha effetti negativi sul sistema immunitario infantile normale. Numerosi studi sono stati condotti per esaminare gli effetti di varie combinazioni di vaccini somministrati simultaneamente ed hanno invariabilmente dimostrato che essi sono altrettanto efficaci sia in combinazione che singolarmente, e che tali combinazioni non presentano un maggior rischio di effetti collaterali negativi. Somministrare simultaneamente tutti i vaccini indicati per una persona, compresi i vaccini dei programmi di vaccinazione dell’infanzia, è molto importante, perché aumenta la probabilità di completa immunizzazione. La somministrazione simultanea è importante anche in occasione di viaggi all’estero e quando non si è sicuri che la persona ritornerà per assumere le altre dosi di vaccino.
Non si registra traccia nella letteratura scientifica di stati immunodepressivi emergenti dopo l'effettuazione dei protocolli vaccinali; né esistono riferimenti scientifici comprovanti un'associazione fra vaccinazioni e patologie neoplastiche. Il sovraccarico del sistema immunitario mediante somministrazione contemporanea o ravvicinata di più vaccini è in realtà uno dei pregiudizi più diffusi riguardo alle vaccinazioni, come anche evidenziato nel sito del “Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie”.
La vaccinazione rappresenta oggi uno degli interventi di prevenzione più efficaci e sicuri. Essa comporta benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati (herd immunity). Se un numero sufficiente di persone di una comunità sono vaccinate, l’infezione non può diffondersi a lungo da persona a persona e la malattia può scomparire del tutto.
Non secondari sono i benefici sociali che ne derivano e che consistono nella creazione e nel mantenimento dell’immunità di gruppo contro le malattie contagiose, la prevenzione delle epidemie e la riduzione dei costi delle cure. Questo conferisce ai vaccini un valore etico-sociale tale che promuovere le vaccinazioni sia attraverso le campagne d’informazione e d’educazione sanitaria, sia, se necessario, con altre modalità più incisive diviene non solo diritto ma anche preciso dovere di uno Stato moderno.
 
Glossario
Adiuvante: sostanza presente nel vaccino avente il ruolo di aiutare gli specifici componenti del vaccino a determinare una risposta immune precoce, intensa e di lunga durata.
Anticorpo: sostanza prodotta da particolari cellule dell’organismo come reazione di difesa all’introduzione di sostanze considerate come estranee.
Antigene: sostanza estranea, che se penetra nell’organismo è capace di indurre una risposta immunitaria specifica, in particolare la produzione di anticorpi.
Endemia: presenza costante di una malattia in un determinato territorio.
Immunizzazione: il processo attraverso il quale un organismo è reso immune o resistente ad una specifica malattia. Utilizzato come sinonimo di Vaccinazione.
 
Per approfondimenti
Network Informagente                            

sabato 12 aprile 2014

Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito!

La provenienza di questo detto non è del tutto certa. In molti dicono sia un proverbio cinese e ad ascoltarlo ci si convince che possa venire proprio dal lontano oriente, anche se ci sono convinzioni radicate diverse tra loro su come e dove nasca questo detto. Ma forse solo lo stolto perderebbe molto tempo a ricercarne la provenienza. Il significato, invece, è chiaro e cioè che non bisogna fermarsi alla superficie delle cose ma coglierne la profondità, la verità.

In tantissimi lo hanno utilizzato. Nel cinema la citazione più famosa è presente nel film del 1973 "i tre dell'operazione drago" - titolo originale "Enter The Dragon" con Bruce Lee. "Don't think, Feel, it is like a finger pointing out to the moon, don't concentrate on the finger or you will miss all that heavenly glory".

Dito, luna e sciocco compaiono poi nelle parole di una canzone Angelo Branduardi del 1998. il testo de "il dito e la luna" è di Faletti
"con la luce che scende col sipario che cala 
si consuma la corda e la tela 
si divide d'un tratto da chi ha solo assistito 
chi indicava la luna col dito 
e ogni volta lo sciocco che di vite ne ha una 
guarda il dito e non guarda la luna"

E poi in quanto a sciocchi, cretini e imbecilli sembra che nei proverbi, detti e vecchi adagi non si pensi ad altro;  c'è l'imbarazzo della scelta. Allora, per chiudere un bel trittico ...

"È meglio rimanere in silenzio ed essere considerati imbecilli, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio" (Abramo Lincoln)

"La differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha dei limiti"

"Quando Dio ha fatto l'uomo e la donna, non li ha brevettati. Così da allora qualsiasi imbecille può fare altrettanto" (George Bernard Shaw)

giovedì 10 aprile 2014

A goccia a goccia l'acqua scava la roccia!

A goccia a goccia si scava la roccia!

Questo modo di dire ci rammenta che così come l'acqua - goccia a goccia - riesce a scavare nella pietra, anche chi è apparentemente debole, se dotato di volontà e perseveranza, può superare gli ostacoli più duri.
Sicuramente il proverbio giunge a noi da tempi molto remoti; "gutta cavat lapidem" è una locuzione latina che tradotta letteralmente significa la goccia perfora la pietra e che era molto diffusa e citata da autori di età classica, come Lucrezio, Ovidio e Albio Tibullo.
La frase è documentata anche in greco da Galeno: Κοιλαίνει πέτραν ῥανὶς ὕδατος ἐνδελεχείῃ, cioè con la costanza un gocciolio d'acqua perfora anche una rupe.

Nell'immaginario collettivo poi la goccia che scava la pietra ha un posto d'onore con la leggenda della tortura della goccia cinese. Secondo le dicerie, sarebbe un metodo di tortura che consiste nell'immobilizzare il malcapitato e fargli cadere sulla fronte, sempre nello stesso punto, una goccia d'acqua ad intervalli regolari. Alla lunga questo lo porterebbe alla follia e poi alla morte perchè la goccia finirebbe per forargli il cranio. La tortura della goccia cinese è presente in tanti racconti d'avventura, primi fra tutti quelli di Salgari.

Ovviamente l'incitamento a perseverare dovrebbe valere solo se si ricade nel giusto, altrimenti si ricadrebbe poi fra le grinfie di un altro famoso detto, di cui magari parleremo in seguito, e dovrebbe essere applicato utilizzando un pizzico di realismo ... altrimenti la cosa potrebbe generare inutile frustrazione!

A me piace molto ricordarlo nella sua versione brasiliana


água mole em pedra dura tanto bate até que fura

mercoledì 9 aprile 2014

Mani Fredde, Cuore Caldo … ma sarà proprio vero?


Chi non ha mai sentito o utilizzato il detto “mani fredde, cuore caldo”? Non so voi ma a me è capitato diverse volte.  Poi, alcuni giorni, per la prima volta, mi sono imbattuto in un proverbio molto simile: “mano fredda, cuor sincero”.
Molto probabilmente entrambi i modi di dire si riferiscono al fatto che un individuo che alla prima impressione possa risultare “freddo” e riservato celi invece un cuore gentile e amorevole. Sull'argomento non si riesce a trovare molto, specie circa la reale provenienza dei due proverbi e la temperartura c'entrerà qualcosa per davvero?

He touched my cheek with his hand and I was reassured to feel the coolness of his fingers, despite the heat of the night-“cold hands, warm heart”, as my mother always says”.

Il proverbio, nella sua versione inglese, pare venga citato per la prima volta da V.S. Lean, nel 1903 (Collectanea, III, pag. 370).

La sua internazionalità sembra poi suffragata da una divertente  citazione dello scrittore torinese Pitigrilli “Mano fredda, cuore caldo. Anche in francese si dice cosi: anche in russo, anche in arabo. Questo dimostra che l'imbecillità è universale”.

Anche la scienza ci si è messa di mezzo.

Una ricerca dell’Università dello Utah, pubblicata sulla rivista Lancet, conferma la veridicità del proverbio, rivelando che le donne che tutti sappiamo avere le estremità superiori fredde – provare per credere! – compensano questo handicap con una maggiore temperatura all’interno del corpo.

Il vecchio adagio viene invece sconfessato dagli scienziati dell’Università di Yale che hanno cercato di provare la correlazione fra il calore corporeo e l’amorevolezza e la disponibilità verso gli altri. Le persone in possesso di una tazza calda di caffè sono stati trovati ad essere più generosi e caritatevoli rispetto  a quelli in possesso di un caffè ghiacciato.

lunedì 7 aprile 2014

UN PROVERBIO AL GIORNO TOGLIE IL ... DI TORNO - VULPES PILUM MUTAT, NON MORES

... ovvero, IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO!

Sembra che sia stato Svetonio, nel suo De Vita Caesarum, a riportare la frase "Vulpem pilum mutat, non mores". Sarebbe stato un bovaro ad indirizzarla all'Imperatore Vespasiano, gretto e avaro, sempre pronto a caricare di nuovi tributi il popolo.

Il modo di dire pur modificandosi nel tempo è arrivato fino ai giorni nostri; l'uomo può cambiare i propri atteggiamenti ma difficilmente cambierà gli obiettivi che si è preposto di raggiungere.

Forse il significato non è proprio sovrapponibile, ma mi piace ricordare un detto partenopeo che ho sentito pochi giorni fa e che secondo me, con leggerezza e con grande ironia, fotografa perfettamente alcune sfumature dell'animo umano
 
 "E voglia ‘e metter rum, chi nasce strunz nun po’ addiventà babbà"