Il VACCINO è un preparato che
introdotto nell'organismo lo stimola a produrre degli anticorpi, rendendolo
così immune da una specifica malattia infettiva.
Se oggi utilizziamo questo
termine lo dobbiamo a Louis Pasteur (Dôle 1822 - Villeneuve l'Étang,
Seine-et-Oise, 1895). Fu proprio il chimico e biologo francese, durante un
congresso internazionale, a proporre tale denominazione “al merito e agli immensi servizi resi da uno dei più grandi uomini
dell'Inghilterra”. Si stava riferendo ad Edward Jenner (Berkeley,
1749-1823), il medico di campagna,
che per primo identificò il modo per contrastare una delle più importanti cause
di morte del tempo: il vaiolo.
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L. Pasteur by Albert Edelfelt |
Alla fine del 1700, infatti,
nella sola Londra morivano a causa della malattia circa 3000 persone l'anno.
All’epoca veniva utilizzata la cosiddetta tecnica della variolizzazione, che
consisteva nell’inoculare il siero prelevato dalle pustole nei soggetti sani al
fine di stimolare in loro l’insorgenza della malattia in forma leggera (variola minor). La pratica non era immune
da rischi, in quanto i soggetti trattati potevano contrarre la malattia in
forma grave.

Una tradizione popolare tra i
mungitori suggeriva che l'infezione da parte della forma bovina di vaiolo (cow-pox) potesse proteggere dalla forma
umana (smallpox). Jenner comprese che
se la tradizione popolare fosse risultata vera, ciò avrebbe portato notevoli
vantaggi nella pratica della variolizzazione. I suoi esperimenti diedero vita
alle prime vaccinazioni secondo criteri scientifici riconosciuti. Nella sua
inchiesta sulle “Causes and Effects of
the Variolæ Vaccinæ”, contenente 23 casi, si dimostrava come l'inoculazione
del vaiolo bovino aveva significato un'immunizzazione contro la forma umana,
che tuttalpiù si poteva presentare in forma lieve e senza conseguenze. La
pubblicazione diede il via alla pratica della “vaccinazione” di cow-pox e in soli dieci anni i casi di
vaiolo si ridussero da 18596 a soli 182.
Quasi un secolo più tardi Pasteur
capì che quanto fatto da Jenner altro non era se non l’applicazione particolare
di una legge generale di natura e cioè che era possibile vaccinare contro molti
tipi di malattie usando microrganismi della stessa specie, ma di virulenza
attenuata. Sono nati così i vaccini inattivi, testati dallo studioso per il
carbonchio, e quelli attenuati, prodotti per la prima volta, dallo stesso
autore nel 1885 contro il virus della rabbia. Questi vaccini, considerati oggi
come convenzionali, hanno avuto un grande successo nel controllo e nella lotta
contro un gran numero di malattie animali ed umane.
Il meccanismo immunitario della
vaccinazione è stato finalmente spiegato nel 1957 da Frank Burnet (Traralgon 1899
– Melbourne 1985).
Una delle figure più importanti
nella storia modera dei vaccini è stata sicuramente quella di Albert Sabin (Bialystok
1906 – Washington D.C. 1993), ricercatore famoso per le scoperte sul virus
della Poliomielite. Alla fine degli anni ‘40 sviluppò una tecnica per attenuare
il virus in modo tale da ottenere un vaccino somministrabile per via orale. Il prodotto
così ottenuto divenne la prima arma in tutto il mondo per la lotta alla poliomielite.
Le vaccinazioni in Italia furono
introdotte verso la fine del 1800 sulla spinta delle esperienze condotte in
Europa con il vaccino contro il vaiolo e delle ricerche sui batteri di Pasteur
e Koch. La prima ad essere introdotta fu, appunto, quella antivaiolosa, resa
obbligatoria dalla legge Crispi-Pagliani nel 1888. Da allora le malattie per le
quali sono state condotte vaccinazioni di massa sono pressoché sparite –
Difterite, Poliomielite – o ridotte ad un’incidenza molto bassa – Tetano,
Epatite B.
I vaccini hanno cambiato la storia della medicina e si sono affermati come strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e morbosità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive.
Come ogni altro farmaco anche i
vaccini possono presentare qualche rischio ed è naturale sospettare di un
vaccino, quando un problema di salute si verifica a seguito della vaccinazione,
ma in realtà una associazione causale può o non può esistere.
In alcuni Paesi i movimenti
anti-vaccinazione sono riusciti ad influenzare le politiche vaccinali. La loro
opera è apparentemente avvalorata dal fatto che alcune malattie, proprio grazie
alle vaccinazioni, sono molto diminuite come frequenza, per cui si manifesta
una ridotta percezione del rischio e un’enfatizzazione dei rischi legati alla
vaccinazione. Spesso poi le accuse vengono rivolte verso la somministrazione
contemporanea di più vaccini.
Ma gli esseri umani sono esposti
a molti antigeni estranei ogni giorno. Mangiare cibo, ad esempio, introduce
nuovi batteri nel corpo, e numerosi batteri vivono sia nella bocca che nel
naso, esponendo il sistema immunitario a molti più antigeni di quanto non facciano
le vaccinazioni. In effetti, i dati scientifici disponibili mostrano che la
vaccinazione simultanea con vaccini multipli non ha effetti negativi sul
sistema immunitario infantile normale. Numerosi studi sono stati condotti per
esaminare gli effetti di varie combinazioni di vaccini somministrati
simultaneamente ed hanno invariabilmente dimostrato che essi sono altrettanto
efficaci sia in combinazione che singolarmente, e che tali combinazioni non
presentano un maggior rischio di effetti collaterali negativi. Somministrare
simultaneamente tutti i vaccini indicati per una persona, compresi i vaccini
dei programmi di vaccinazione dell’infanzia, è molto importante, perché aumenta
la probabilità di completa immunizzazione. La somministrazione simultanea è importante
anche in occasione di viaggi all’estero e quando non si è sicuri che la persona
ritornerà per assumere le altre dosi di vaccino.
Non si registra traccia nella
letteratura scientifica di stati immunodepressivi emergenti dopo
l'effettuazione dei protocolli vaccinali; né esistono riferimenti scientifici
comprovanti un'associazione fra vaccinazioni e patologie neoplastiche. Il
sovraccarico del sistema immunitario mediante somministrazione contemporanea o
ravvicinata di più vaccini è in realtà uno dei pregiudizi più diffusi riguardo
alle vaccinazioni, come anche evidenziato nel sito del “Centro per la
Prevenzione ed il Controllo delle Malattie”.
La vaccinazione rappresenta oggi
uno degli interventi di prevenzione più efficaci e sicuri. Essa comporta benefici
non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo
indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati (herd immunity). Se un numero sufficiente di persone di una comunità
sono vaccinate, l’infezione non può diffondersi a lungo da persona a
persona e la malattia può scomparire del tutto.
Non secondari sono i benefici
sociali che ne derivano e che consistono nella creazione e nel mantenimento
dell’immunità di gruppo contro le malattie contagiose, la prevenzione delle
epidemie e la riduzione dei costi delle cure. Questo conferisce ai vaccini un
valore etico-sociale tale che promuovere le vaccinazioni sia attraverso le
campagne d’informazione e d’educazione sanitaria, sia, se necessario, con altre
modalità più incisive diviene non solo diritto ma anche preciso dovere di uno Stato
moderno.
Glossario
Adiuvante: sostanza presente nel vaccino avente il ruolo di aiutare
gli specifici componenti del vaccino a determinare una risposta immune precoce,
intensa e di lunga durata.
Anticorpo: sostanza prodotta da particolari cellule dell’organismo
come reazione di difesa all’introduzione di sostanze considerate come estranee.
Antigene: sostanza estranea, che se penetra nell’organismo è capace
di indurre una risposta immunitaria specifica, in particolare la produzione di
anticorpi.
Endemia: presenza costante di una malattia in un determinato
territorio.
Immunizzazione: il processo attraverso il quale un organismo è reso
immune o resistente ad una specifica malattia. Utilizzato come sinonimo di
Vaccinazione.
Per approfondimenti