Chissà quante volte ci è capitato di sentir pronunciare o addirittura di indirizzare a qualcuno la frase: "ma che c'hai la coda di paglia?". Il significato è chiarissimo e non da adito ad alcun dubbio. Solitamente, infatti, la si rivolge a chi sa di aver combinato qualcosa e che mostra di non esser tranquillo o particolarmente sospettoso.
Ma perchè si dice proprio così? Ve lo siete chiesto?
Io ho trovato un'interessante approfondimento di Raffaella Setti dell'Accademia della Crusca (vai all'articolo) in cui viene citata una ricostruzione proposta da Ottavio Lurati (Dizionario dei modi di dire, Milano, Garzanti, 2001) che associa il detto "alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia con la quale dovevano sfilare per la città a rischio che qualcuno gliela incendiasse come gesto di ulteriore scherno". La coda, prosegue l'articolo, rappresenta il simbolo del degrado, dallo status di persona a quello di animale.
L'articolo ci illumina così anche sulle altre varianti del modo di dire ... "che hai paura che ti prende fuoco?"
Certo questo non è l'unico modo di additare un colpevole, tanti altri ce ne sono, come ad esempio quello macabro e più recente degli scheletri nell'armadio o l'altro equilibrista del buttarsi in avanti per non cadere all'indietro.
Per finire, restando in tema, perchè non rammentare il più alto excusatio non petita, accusatio manifesta, ovvero chi si scusa, si accusa. Affannarsi a giustificare il proprio operato senza che sia richiesto, perchè potrebbe essere considerato un indizio del fatto che si abbia qualcosa da nascondere. Già San Girolamo, nelle sue lettere (Epist. 4) avvertiva:
dum excusare credis, accusas